FIRB 2010: Il paesaggio di una grndestrada romana

Inquadramento topografico

   

 L’esame topografico del territorio di Fondi attraversato dalla via Appia ha portato alla definizione di un nuovo quadro storico nel quale si inserisce la costruzione della via.

Lo studio esteso a tutta la piana (edito a più riprese da S. Quilici Gigli nelle riviste Orizzonti e Atlante Tematico di Topografia Antica, oltre che in volumi monografici e in capitoli di libro, negli anni 2012-2017), affiancatosi a quanto edito in precedenza sul tema, ricostruisce le dinamiche di occupazione e organizzazione del territorio che brevemente qui si delineano in riferimento ad alcuni interventi più significativi.

Le fonti documentarie antiche e moderne, la documentazione cartografica storica e moderna comparata con la fotointerpretazione di fotografie aeree della zona, rilette sulla scorta dei dati acquisiti nelle ricognizioni dirette, ha consentito di ricostruire il paesaggio naturale della piana di Fondi e quello determinato da importanti opere di bonifica, che vanno ricondotte chiaramente ad epoca romana (fig. 1). Quando fu realizzata la strada la piana tra Terracina e Fondi non era facile da percorrere né presentava condizioni favorevoli all’insediamento per via di allagamenti e ristagni delle acque che scendendo dai monti si impantanavano. Il lago d’acqua dolce, ben più esteso nell’antichità dell’invaso attuale, si confondeva con la palude che, all’interno, raggiungeva e superava tutto l’arco oggi segnato dalla via Appia e Fondi stessa.

Non a caso la viabilità più antica doveva correre più all’interno nella piana, con un percorso più lungo e meno agevole, che attraverso i monti giungeva al mare di Formia.

 

  • Fig. 1
    Pianta della bonifica della Piana di Fondi, ad opera di V. Piscitelli, nel 1789 (da L. QUILICI, S. QUILICI GIGLI, Per la Via Appia tra i Monti Ausoni e Aurunci, Foggia 2017, fig. 66).
  • Fig. 2
    Bonifica con filari paralleli di anfore rinvenute tra il litorale di S. Anastasia e il lago di Fondi (da L. QUILICI, S. QUILICI GIGLI, Per la Via Appia tra i Monti Ausoni e Aurunci, Foggia 2017, fig. 68).
  • Fig. 3
    Il percorso della via Appia da prima di Terracina a Formia (da L. QUILICI, S. QUILICI GIGLI, Per la Via Appia tra i Monti Ausoni e Aurunci, Foggia 2017, tavola fuori testo).

L’apertura della via Appia con i suoi rettifili e un tracciato più diretto, venne a garantire un più rapido passaggio alle truppe romane, da allora sempre più impegnate sul fronte meridionale.

La via Appia, dalla sua costruzione, nel 312 a.C., ha profondamente segnato il territorio che attraversa sia nella configurazione del paesaggio che come strada di transito persistente e primaria: scavalcati i Monti Ausoni sul versante di Terracina, solcava nel mezzo la pianura di Fondi con magnifici rettifili, per attraversare i Monti Aurunci e raggiungere Formia.

La sua apertura e successiva efficienza sono strettamente connessi all’impegno che si dovette profondere per imbrigliare le acque, così da rendere praticabile la zona tra Fondi e il mare.

Una revisione critica di appunti, notizie e vecchie immagini di scavo hanno permesso di ricondurre molta parte dei rinvenimenti ad opere di irreggimentazione idraulica dell’area, funzionali all’attraversamento della via Appia e connesse a opere di bonifica agraria, a interventi di regolarizzazione e di divisioni agrarie. Ne sono testimonianza, ad esempio, la irreggimentazione delle acque e dei canali dell’acqua Chiara e di S. Anastasia, che consentì anche la loro navigabilità, attestata da piccoli approdi riconosciuti ai loro estremi, presso Fondi e vicino al mare; dalle strutture antiche notate nei secoli scorsi lungo di essi e lungo il canale di Canneto, che permettono di riconoscere il traffico che vi si svolgeva. Le bonifiche agrarie condotte sono documentate dalle scoperte, su vastissimi spazi, di sistemi di anfore disposte in filari paralleli nel sottosuolo per drenare il terreno, che ne consentono un inquadramento a partire dal II secolo a.C. (fig. 2). Interventi che, complessivamente, valsero anche a recuperare quelle terre paludose alle coltivazioni, con lo sviluppo, proprio a partire dal II secolo a.C., di numerose ville.

In questo contesto storico topografico così delineato si innesta uno dei tratti più suggestivi di tutto il tracciato della via antica: quello che la strada descrive attraverso le gole di Itri, tra Fondi e Formia, tra le rocce aspre dei Monti Aurunci (fig. 3).

In quest’area la via si conserva per chilometri e mostra possenti opere di terrazzamento, tratti basolati, cippi, ponti, tagli rupestri, mausolei, fontane, stazioni di servizio, ville e santuari.

Su di essa cospicua era la bibliografia dal punto di vista storico-topografico (L. Quilici) che si è acquisita e dalla quale si è partiti nel progetto sviluppando approfondimenti multidisciplinari in chiave maggiormente geomorfologica e geognostica.

Bibliografia di riferimento

L. QUILICI, S. QUILICI GIGLI, «Organizzazione del territorio a Fondi, tra bonifiche e romanizzazione», in Atlante Tematico di Topografia Antica 22, 2012, pp. 155-310.

L. QUILICI, S. QUILICI GIGLI, «Fondi: la romanizzazione della città e del territorio», in Orizzonti XIV, 2013, pp. 51-60.

L. QUILICI, S. QUILICI GIGLI, «Il complesso alle falde di Monte San Puoto presso Fondi e i cippi di delimitazione P.F.», in Orizzonti XVIII, 2017, pp. 65-75.

S. QUILICI GIGLI, «Avvicinandosi alle città, lungo la via Appia: paesaggi e significati», in INTRA ET EXTRA MOENIA. Sguardi sulla città fra antico e moderno (R. CIOFFI, G. PIGNATELLI a cura di), Napoli 2014, pp. 141-148.

L. QUILICI, S. QUILICI GIGLI, Per la Via Appia tra i Monti Ausoni e Aurunci, Foggia 2017.