FIRB 2010: Il paesaggio di una grndestrada romana

   "Percorrere la Via Appia vuol dire tuffarsi nella storia dei millenni: la sua fama, infatti, ha permesso che non pochi dei monumenti che la costituivano e che l'ornavano si salvassero nel corso del tempo dalla distruzione, così che ancora oggi si presenta come un monumento unico, che corre dall'uno all'altro mare della Penisola". (L. QUILICI)

La via Appia Antica

"La Via Appia è stata nell'antichità non solo la più importante strada per il Mezzogiorno d'Italia, ma anche il tramite principale di tutti i traffici che legavano Roma all'Africa, alla Grecia e al vicino Oriente: ciò negli otto secoli durante i quali Roma è stata il centro di tutto il mondo antico e nei quali quelle regioni hanno rappresentato la parte più ricca e civile del Mediterraneo. Per questo la strada, nei suoi collegamenti, fu sempre seguita con particolare cura da parte delle autorità e godette delle attenzioni speciali degli imperatori fino al tardo e tardissimo Impero, per cui fu chiamata nobilis, celeberrima, regina viarum: regina delle strade appunto, modello insuperato di tutte le vie che da Roma si dipartivano per raggiungere le più lontane regioni del mondo conosciuto. Fin dal momento in cui fu creata, la via rappresentò anche una straordinaria conquista di tecnica e di ingegneria, realizzando l'affermazione di un disegno razionale anche a costo di estremi sacrifici, al di sopra delle avversità naturali che non sono riuscite ad impedirne l'attuazione. La via percorreva la Penisola centro-meridionale per l'intera sua lunghezza, collegando il mare Tirreno all'Adriatico e attraversando il Lazio antico, la Campania, il Sannio, la Puglia, fino a Brindisi". (L. QUILICI)

   "Ho avuto più volte occasione di descrivere il percorso della via Appia antica tra Fondi e Itri, dove l'Ente Parco dei Monti Aurunci della Regione Lazio ha realizzato un parco archeologico che costituisce un vero e proprio modello di interazione, non solo di valore nazionale.

Riassumendo brevemente, il tratto in questione si pone tra i più spettacolari del percorso dell'intera strada, dovendo superare l'impervio valico dei Monti Aurunci, tra cime calcaree dirupate e orride forre, tanto da aver costituito nel corso dei secoli il più valido confine militare per la difesa del Regno di Napoli, fino all'assedio di Gaeta condotto dalle truppe italiane nel 1860-1861. Il difficile valico percorso dalla Via Appia antica, dovendo superare condizioni di montagna assai ardue, conserva resti dell'antico tracciato particolarmente monumentali: miliari, ponti, tagli rupestri, terrazzamenti, fontane, santuari, stazioni di sosta, ville, mausolei. Inoltre la strada attuale, nel superamento della valle di Sant'Andrea, non coincide con la strada romana, ma sale seguendo la sinistra del rilievo, mentre la via antica segue la destra: il percorso originario, abbandonato alla fine dell'Ottocento, ha permesso la conservazione del lastricato. La struttura stradale mostra in questo tratto tutta la spettacolarità della realizzazione e rende evidente come, anche nei tratti montani più ardui, ogni intendimento fosse volto, dagli antichi fabri e architecti, a rendere comodo e facile il passo.

La via sale la forra con netti rettifili e rapidi tornanti, incisa su di un lato, sul fianco calcareo del monte con tagliate alte fino a 4-6 m; dall'altra è sostenuta da grandiosi terrazzamenti in opera poligonale o quadrata, alti fino a 7 m, che si seguono per centinaia di metri. Le variazioni delle tecniche costruttive documentano del tempo i momenti nei quali la strada ebbe occasione di essere restaurata e potenziata già nel corso dell'antichità, dal IV secolo a.C. al tardo impero. Il piano stradale è lastricato in basalto vulcanico, largo 4,2 m e fornito di marciapiedi laterali in breccia, larghi 1,1 e 2,2 m per parte. [...] Domina la gola uno spettacolare santuario dedicato ad Apollo, solo in parte oggi nascosto dal Forte di Sant'Andrea, che in età napoleonica gli è stato costruito sopra. [...] Lungo la valle di Sant'Andrea, la strada si documenta in tratti con i quali è stata mantenuta in efficienza non solo nell'antichità, ma anche nei secoli medievali e moderni, con restauri e veri rifacimenti. Il percorso della via attraverso il Parco voluto dalla Regione Lazio è divenuto infatti uno straordinario documento dell'evolversi della tecnica stradale attraverso il tempo, dall'epoca di Appio Claudio fino alla fine dell'Ottocento. Dopo l'età antica, i più importanti interventi sul percorso della strada sono stati quello dovuto a Paráfan de Ribera, duca di Alcalá e vicerè di Napoli per conto del re Filippo II di Spagna, del 1563-68, e quello di re Ferdinando IV di Borbone nel 1767-1778". (L. QUILICI)